Come posso fare Reiki a una persona che non vuole ricevere Reiki o che non mi ha dato il permesso di farlo?
In un video precedente abbiamo visto come non bisogna forzare le persone, e in molti altri video abbiamo già parlato dell’importanza di chiedere il permesso prima di fare Reiki a qualcuno.
Però, ci sono dei momenti in cui magari vorremmo davvero poter aiutare una persona: perché sta male, perché sentiamo il desiderio sincero di fare del bene.
Ma questa persona, per via delle sue convinzioni, delle sue paure o per qualsiasi altro motivo, non ha intenzione di ricevere Reiki e non ci dà il permesso.
In un caso del genere, cosa possiamo fare per aiutarla?
Chiaramente non possiamo farlo direttamente, perché rispettare il libero arbitrio è qualcosa di sacro.
Non è mai giusto fare qualcosa che riguarda un’altra persona se quella persona non ci ha dato il permesso di farlo.
Detto questo, ci sono delle soluzioni che permettono comunque di aiutare, senza infrangere il libero arbitrio.
Perché anche se quella persona ha rifiutato il nostro aiuto diretto, possiamo comunque offrirle un aiuto indiretto.
Come possiamo fare?
Possiamo fare Reiki non sulla persona, ma sulla situazione.
Ad esempio: se quella persona sta male per qualsiasi motivo,
anziché insistere o accanirci per ottenere il permesso di trattarla direttamente,
possiamo fare Reiki alla situazione che sta vivendo.
Possiamo cioè canalizzare energia affinché quella situazione si armonizzi,
affinché la persona ritrovi il suo equilibrio e stia bene.
Non stiamo agendo sulla persona, ma sulla condizione che sta attraversando.
Non stiamo inviando Reiki a qualcuno che non vuole riceverlo,
ma alla realtà attuale, affinché possa trasformarsi positivamente.
So che potrebbe sembrare una sorta di "scappatoia", un modo per aggirare il permesso,
ma in realtà c’è una differenza sostanziale tra l’agire direttamente sulla persona e il lavorare sulla situazione.
Facciamo un esempio:
immaginiamo che io abbia un figlio che deve superare un esame,
e mi accorgo che è in difficoltà.
L’approccio diretto sarebbe:
mi metto lì con lui, lo aiuto a studiare, gli spiego le cose, cerco di spronarlo.
Ma magari lui non vuole questo mio intervento.
Magari non vuole che io mi intrometta.
In quel caso, non sarebbe giusto continuare a insistere.
Quindi lascio che sia lui a occuparsi del suo studio, a fare il suo percorso.
Però io posso comunque aiutarlo indirettamente:
posso, ad esempio, fare Reiki all’esame stesso,
posso visualizzare che tutto vada bene,
posso inviare energia perché si crei una situazione favorevole per lui.
Come fanno, ad esempio, le persone che credono nella preghiera:
pregano affinché il proprio figlio superi l’esame.
O chi lavora con la legge dell’attrazione:
visualizza il figlio felice, rilassato, mentre ha già superato brillantemente l’esame.
In tutti questi casi, non si forza nulla,
non si impone nulla a nessuno,
ma si chiede all’universo, o a una forza più grande, di portare armonia e far sì che le cose si sistemino nel modo migliore possibile.
E proprio come un genitore che sostiene da lontano, anche con il Reiki possiamo esserci senza invadere.
Quando aiutiamo in modo diretto,
è come se volessimo che le cose vadano come diciamo noi.
Quando invece aiutiamo in modo indiretto,
ci affidiamo a un’intelligenza più grande,
lasciamo che le cose vadano come è giusto che vadano,
e rispettiamo pienamente il percorso e il libero arbitrio dell’altra persona.
-
Fai sbocciare la tua Anima risvegliando il potere che è in te